Cosa sono i dèmoni della scienza? Da Maxwell a The Social Dilemma

di Redazione | 24.11.2021

Chi o cosa sono i dèmoni della scienza? Una guida utile per scoprirlo stupirà i suoi lettori. Nel corso della storia umana gli scienziati sono stati costretti a ricorrere a dèmoni, spesso per spiegare passaggi logici diversamente impossibili da far comprendere. A cosa sono serviti nel corso della storia del pensiero i diavoletti della scienza? […]


Chi o cosa sono i dèmoni della scienza? Una guida utile per scoprirlo stupirà i suoi lettori.

Nel corso della storia umana gli scienziati sono stati costretti a ricorrere a dèmoni, spesso per spiegare passaggi logici diversamente impossibili da far comprendere.

A cosa sono serviti nel corso della storia del pensiero i diavoletti della scienza?

Molte volte invece i «diavoletti» sono stati utilizzati in provocazioni paradossali, come nel caso del «diavoletto di Maxwell» o del «demone di Laplace».

Se c’è una scienza in cui queste teorizzazioni hanno avuto applicazioni pratiche, spesso dagli esiti discutibili, questa è l’economia.

Jimena Canales, nel suo nuovo saggio, L’ombra del diavolo, ci illustra con sorprendente chiarezza i passaggi filosofici, teorici e logici che hanno portato gli economisti a sfruttare teorie come il «diavoletto di Maxwell» per regolare enormi flussi di ricchezza.
E di come questi dèmoni continuino a far sentire ancora la propria influenza anche nelle Big Tech Company contemporanee.
Dalla mano invisibile di Smith fino alle propaggini inquietanti di The Social Dilemma, chi o cosa sono i demoni della scienza, e come hanno potuto influenzare le nostre esistenze?

 

Lo spiega bene la stessa autrice, Jimena Canales, in questo estratto dal suo saggio:

© Bollati Boringhieri 2021

La prima «mano invisibile» apparve nel diciottesimo secolo negli scritti dell’economista britannico Adam Smith. Il suo effetto evidente era quello di organizzare ogni singola transazione economica intrapresa dai singoli individui per il proprio profitto in una forza collettiva diretta verso il bene comune. Gli ottimisti del laissez-faire economico credevano nella sua esistenza, mentre i pessimisti la negavano. Con l’aumento della complessità dei mercati globali, crebbe anche il sospetto che nell’economia operassero molti altri agenti.

Nel frattempo i finanzieri si dedicavano allo studio dei demoni in cerca della «formula della ricchezza»¸ nella speranza di fare fortuna. Il demone di Maxwell poteva comprare quando i prezzi erano bassi e vendere quando erano alti, accrescendo piccole differenze in maniera lenta ma sistematica. Sarebbe stato possibile sfruttarlo per trasformare due spiccioli in un sacco di soldi? I tentativi di prevedere l’andamento dell’economia, sfruttare le nuove opportunità ed evitare le crisi e i crolli invocavano spesso il demone di Laplace. Dal canto loro, i critici dell’«economia dell’innovazione», che leggevano il bilancio del pianeta con criteri differenti, ripetevano che demoni del genere non potevano esistere e che nessuna meraviglia tecnologica ci sarebbe mai venuta in aiuto. Con l’arrivo della nuova economia digitale, infine, il comportamento delle aziende più affermate, come Microsoft e Amazon, venne paragonato a quello dei demoni.

Tutti pensavano a far crescere l’economia. E a come fare meglio degli indici di mercato. Dopo la guerra, un gruppetto di economisti scoprì che sapere qualcosa di più sui demoni della fisica poteva aiutare a capire il modo migliore di arricchirsi, conservare i propri soldi o perderli. Così, dopo aver divorato la letteratura più istruttiva disponibile sull’argomento in cerca di qualche indicazione utile, cominciarono a servirsene per dispensare consigli finanziari, e le loro raccomandazioni vennero applicate quasi ovunque. I processi economici erano giusti? Bisognava regolamentare i mercati finanziari o era meglio non interferire? I demoni sospettati di avere un ruolo nell’economia andavano contrastati intervenendo sui mercati e applicando politiche monetarie e fiscali forti, o si poteva pensare di sfruttarne il potenziale?

Il demone di Laplace aveva superpoteri predittivi. Sapendo esattamente cosa stava per accadere, e dunque potendo prevedere come si sarebbero comportati i mercati da un giorno all’altro, poteva comprare quando il corso delle azioni era basso e vendere quando saliva.

Il demone di Maxwell, dal canto suo, poteva turbare gli equilibri economici facendo leva sulle conoscenze e sulle informazioni di cui disponeva. Giocando al rialzo sui titoli «caldi» e al ribasso su quelli «freddi» poteva ridistribuire la ricchezza ridirigendo il flusso del denaro con l’efficienza di una valvola unidirezionale.

Un terzo demone, «ben più miracoloso di quello di Maxwell», poteva riciclare indefinitamente le risorse di tutto l’Universo, liberandoci dalla piaga della loro penuria e dall’inquinamento. E poi c’era sempre il vecchio demone della casualità, che però aveva un lato positivo: agendo in maniera aleatoria, poteva far sì che un individuo non accumulasse profitti in eterno, e che anche gli altri avessero una chance. Quando si trattava della riuscita finanziaria, la pura fortuna aveva un ruolo cruciale, e forse i ricchi erano appena più fortunati degli altri.

Mentre questi economisti si preoccupavano di povertà, penuria di risorse e inquinamento, alcuni fisici, più ottimisti, erano convinti che i computer potessero fare le veci del demone di Maxwell e alleviare i problemi dell’economia. Questa, almeno, era la tesi sostenuta da Weinberg nel discorso di apertura alla conferenza nazionale annuale della Association of Computing Machinery tenutasi il 27 ottobre del 1980 a Nashville, nel Tennessee.
C’era «una famiglia di demoni di Maxwell» (come venne poi intitolato il discorso) da utilizzare con profitto.
Nella sua anteprima dell’Era dei computer, Weinberg analizzò l’esercito di demoni attivi nel mondo circostante. I computer potevano essere impiegati per utilizzare l’energia in modo più efficiente, a prescindere dal fatto che provenisse da combustibili fossili o da reazioni nucleari. Quel giorno, il pubblico presente sentì parlare dei microprocessori come di un ottimo esempio di «Demoni di Maxwell macroscopici» che, unendosi, potevano dare origine a «Demoni di Maxwell sistemici» che avrebbero trasformato completamente la società contemporanea.
«Non credo di esagerare», affermò quel giorno, «nel vedere in questi sistemi di controllo a microprocessore dei Demoni di Maxwell macroscopici».
Demoni di Maxwell sistemici sarebbero nati dall’integrazione delle tecnologie basate su microchip con i sistemi elettrici e meccanici tradizionali, migliorando l’efficienza di questi ultimi e consentendo la gestione di sistemi sempre più grandi. «Nel 1980 il Demone di Maxwell ha compiuto 109 anni», spiegò il fisico, sottolineando la rilevanza geopolitica del compleanno del demone.
Ben presto la General Motors dotò le sue automobili di microprocessori per regolare il rapporto aria/benzina nei carburatori e ottimizzare la combustione. Cos’altro si poteva fare? Uno degli esempi preferiti di Weinberg era il nuovo computer di gestione del volo della Trans World Airlines, che aveva ridotto di circa due punti percentuali il consumo di carburante semplicemente ottimizzando le rotte dei voli. Al vertice della piramide dei sistemi di demoni interconnessi c’erano i ≪Demoni di Maxwell sociali≫, che agivano direttamente sulla società spingendo la gente a comportarsi in un certo modo. Demoni del genere erano addirittura in grado di limitare il consumo di carburante e di ridurre l’inquinamento, con un impatto significativo sulle politiche ambientali. Questo tipo di demoni di Maxwell sociali ≪trasmettevano a un’infinita di utenti il segnale che l’acquisto di automobili dai consumi efficienti e nel loro interesse≫.

I demoni, di fatto, presentavano delle opportunità. Jaron Lanier, esperto di ricerca interdisciplinare per Microsoft – l’azienda che domina il mercato dei sistemi operativi – si era dimostrato particolarmente attento ai poteri del demone di Maxwell nella nuova economia digitale, e aveva identificato come simili le strategie operative delle società del ramo bancario, tecnologico e assicurativo. «La finanza, le aziende orientate ai consumatori di Internet, e chiunque si serva di computer giganteschi», scrisse, «stanno cercando di diventare i demoni di Maxwell della rete dell’informazione». Come biasimarli?
Lo stesso valeva per le assicurazioni. «Con la potenza di calcolo e la capacità di estrarre correlazioni estremamente significative a partire da volumi enormi di dati», spiegò, la tentazione «diventa irresistibile». «E così cominciate a dire “Adesso” – siete come il demone di Maxwell con la porticina – “Adesso farò entrare dalla porta le persone che posso assicurare con poca spesa, mentre quelle che mi costerebbero di più andranno nella direzione opposta finché non avrò creato il sistema perfetto che mi dà la garanzia statistica di essere estremamente remunerativo».
Come molti economisti prima di lui, anche Lanier si era rivolto alla termodinamica per cercare di spiegare le conseguenze su vasta scala di questo genere di comportamenti. «Dal vostro punto di vista avete creato un’impresa piccola ma perfetta, ma in pratica avete diffuso tutto il rischio sul resto della società».
Nella più grande multinazionale di vendite al dettaglio online e servizi Internet per le aziende, alcune decisioni vengono prese ispirandosi consapevolmente alle tattiche consumate della creatura di Maxwell.
Pur senza menzionare i demoni, Jeff Bezos, fondatore e azionista di maggioranza di Amazon, ha annunciato che la società ha raggiunto i 100 miliardi di dollari di fatturato annuale più velocemente di qualsiasi altra azienda.
Nel 2016, nella sua lettera annuale agli azionisti, Bezos ha scritto che una delle ragioni alla base del successo di Amazon è stata la sua strategia decisionale: «Alcune decisioni hanno conseguenze significative, irreversibili o quasi – sono come porte a senso unico – e vanno prese con metodo e prudenza, senza fretta, dopo averci riflettuto e averne parlato a lungo». Bezos ha poi spiegato perché trovava utile ragionare in termini di porte a senso unico. «Se ne varcate una e non vi piace quello che vedete dall’altra parte non potete tornare indietro», ha sottolineato, mettendo in guardia dai rischi insiti in decisioni del genere.82 Manager, imprenditori, sociologi, filosofi e pensatori di ogni sorta hanno preso incredibilmente sul serio ciò che la scienza ci ha insegnato su un demone (e su qualche suo simile), ma continuano a ignorare l’impatto complessivo di queste creature sulla formazione del mondo moderno e su ciò che ne abbiamo imparato.
Il diavolo, si sa, fa le pentole, ma non i coperchi.

 

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