Come scrivere un romanzo giallo – mini guida

di Redazione | 04.02.2021

Come scrivere un romanzo giallo (o di altro colore) I molti che vogliano tentare la carriera di scrittore, o che per diletto vogliano avvicinarsi alla scrittura, con la speranza prima o poi di essere pubblicati, dovrebbero conoscere i consigli di lettura e di scrittura, di Hans Tuzzi, in libreria con l’ultimo romanzo della serie del […]


Come scrivere un romanzo giallo (o di altro colore)

I molti che vogliano tentare la carriera di scrittore, o che per diletto vogliano avvicinarsi alla scrittura, con la speranza prima o poi di essere pubblicati, dovrebbero conoscere i consigli di lettura e di scrittura, di Hans Tuzzi, in libreria con l’ultimo romanzo della serie del Vicequestore Melis, Nella luce di un’alba più fredda.

Cliccate sul titolo del libro per visualizzare la scheda e accedere ai pulsanti degli store online e per visualizzare la libreria più vicina a voi.

 

Nella luce di un'alba più fredda

Hans Tuzzi, Nella luce di un’alba più fredda


Qualche anno fa Hans Tuzzi pubblicò Come scrivere un romanzo giallo (o di altro colore), un vademecum essenziale, di cui riportiamo qui alcuni passaggi fondamentali.
Alla fine di questo percorso a puntate, se avrete la pazienza di seguirci, sarà possibile scaricare gratuitamente una guida in pochi passaggi per avvicinarsi al mondo della scrittura e capire se davvero, per scrivere bene, sia sufficiente attenersi a una lista di regole.

DUE O TRE COSE SUL GIALLO PERFETTO, DAL VOLUME COME SCRIVERE UN ROMANZO GIALLO (O DI ALTRO COLORE)

© 2017 Bollati Boringhieri editore

Un giallo esige un omicidio. Falso: pensate a La lettera rubata. Un capolavoro.

Un giallo vuole che il colpevole sia individuato e punito.
Falso: pensate a La fine è nota di Holiday Hall Geoffrey o a La promessa di Friedrich Dürrenmatt, autentico requiem per la detective story. Due capolavori.
E, a ben pensarci, chi è il colpevole punito in Assassinio sull’Orient Express? (Ma Agatha Christie non è una grande scrittrice, resta «soltanto» la più letta autrice di mysteries).

Non si deve anticipare il movente. Falso, come dimostra Rex Stout in un giallo di Nero Wolfe che nulla perde, per questo, in tensione. Il titolo? I wolfiani lo sanno.

Il lettore deve ignorare l’identità del colpevole. Falso, come dimostra il successo televisivo del tenente Colombo. Se posso citarmi, con Un gatto alla finestra ho scritto un racconto giallo dove si sa che un uomo è colpevole ma non si sa di che cosa.
E uno dei più bei gialli mai scritti, Il sospetto di Francis Iles (1932), dal quale Hitchcock trasse un noto film, mette subito le carte in tavola:
Locandina Americana Del Film Il Sospetto 125101

«Ci sono donne che generano degli assassini, donne che li amano, donne che li sposano». 

Lina Aysgarth ci mise otto anni per accorgersi di aver sposato un assassino. Chi sia il colpevole, lo si sa da subito: la tensione sta altrove.
Anche Philip Mac Donald, autore sempre abile nell’inserire varianti originali nei propri per il resto classici whodunnit, fa iniziare dall’epilogo La strana fine di Mr Benedik, edito nel 1930. E   otto anni dopo, in Mandato di cattura, compie il tour de force di scrivere un giallo nel quale l’assassino non compare.

[foto locandina:movieplayer.it]

 

Stile asciutto, pochi dialoghi. Non ditelo a Rex Stout, per limitarci a un classico.
Diremo allora che più un autore si piega alle regole del genere, meno è autore, cioè scrittore autentico: l’ho già detto, nei romanzetti di Liala alla fine ci si sposa sempre, ma in Anna Karenina la ben orchestrata passeggiata nel bosco, a dispetto di quanto il lettore si attende, si conclude non già nella prevedibile richiesta di matrimonio bensì in un nulla di fatto. Proprio perché l’autore si chiama Tolstoj, non Liala.
Questa è grande arte. Ma il romanzo di genere non la esclude a priori.


Il «padre» dei giallisti italiani, Augusto De Angelis, un autore di qualità per trame e stile, ha scritto sul meccanismo narrativo del romanzo poliziesco pagine ancor oggi illuminanti.

Pagine da leggere e meditare. Proprio sul tema della lettura Ruth Rendell ha tessuto un capolavoro, La morte non sa leggere, dove Eunice Parch – mann, analfabeta che cela con rabbiosa volontà questa sua «vergogna», è a servizio in una famiglia nella quale la   lettura è intrecciata al vivere quotidiano. E sarà proprio nella biblioteca che l’angosciante tensione narrativa e il pathos da tragedia greca troveranno il drammatico e sanguinoso epilogo. Non è un   giallo, più di quanto non lo sia Edipo re. Ma lo scrittore consapevole si sente talmente sicuro della propria bravura che non si cura di esibirla. Né di infrangere la gabbia del genere.
Perché ogni vero scrittore, quando scrive, pecca un po’ di superbia: si sente sempre troppo grande per limitarsi alle convenzioni.

[foto De Angelis: Wikipedia]