In un mondo che si evolve in fretta e che richiede a chi lo abita la stessa velocità, si sta diffondendo una piccola rivoluzione negli stili di vita che prevede la scelta di spostarsi in modo più lento e consapevole. Ecco un percorso di lettura di saggi e storie personali di chi ha riscoperto, con antichi o alternativi mezzi di trasporto, la filosofia del viaggiare con lentezza (a piedi, in bici, in treno...)
Viviamo in un mondo che si evolve in fretta e che richiede a chi lo abita la stessa velocità: di pensiero, di attività, ma anche di spostamento. Così i mezzi di trasporto si moltiplicano, e aumenta la loro potenza, sia che debbano condurci in un breve spostamento in paese o in un viaggio verso l’altro capo del mondo. Ma per queste stesse ragioni la sfera dei trasporti al giorno d’oggi è spesso guardata con sospetto: da un lato per l’inquinamento provocato, dall’altro per i ritmi di vita che impone. Ecco perché, tra le tante piccole rivoluzioni nello stile di vita in atto in quest’epoca, se ne sta diffondendo anche una che prevede la scelta di spostarsi in modo più lento e consapevole.
Tra le protagoniste della mobilità alternativa troviamo la bicicletta: veloce se necessario, comoda anche per medie e lunghe distanze, spinta solo dall’energia di chi la guida, viene considerata un mezzo “democratico”, e per questo è stata inclusa tra i simboli di diversi movimenti politici nel corso della storia. Lo scopriamo nel libro La magia delle due ruote. Storie e segreti della bicicletta in giro per il mondo (Bollati Boringhieri, traduzione di Jadel Andreetto) in cui il giornalista culturale Jody Rosen racconta come questo mezzo si sia reso più volte protagonista della storia rimanendo quasi del tutto invariato, fino a rappresentare oggi gli sforzi di chi si impegna per ottenere un mondo più sostenibile.
Ma il mezzo più ecologico in assoluto, per chi ha la possibilità di servirsene, sono i propri piedi: e se non possiamo dire di averne mai dimenticato l’utilità, è anche vero che le esperienze di viaggio a piedi (trekking, nordic walking, escursioni urbane, cammini e pellegrinaggi, solo per citarne alcuni) sono oggetto di un rinnovato successo. I benefici e le soddisfazioni del viaggiare a piedi piuttosto che su altri mezzi, indipendentemente dal paesaggio attraversato o dalla meta finale, li descrive, tra gli altri, Torbjørn Ekelund in Storia del sentiero. Un viaggio a piedi (Ponte alle Grazie): quando scopre di non poter più guidare, Ekelund si mette in cammino nella vita di tutti i giorni, riscoprendo un modo di abitare il mondo molto più soddisfacente per la sfera sensoriale.
La sfera del camminare per chi non la pratica potrebbe apparire monotona, ma cela in realtà molti “segreti” da scoprire con l’allenamento: chi va alla ricerca di spunti pratici con cui essere stimolato può trovarli in Sul camminare. 52 modi per perdersi e ritrovarsi (add, traduzione di Teresa Albanese) in cui Annabel Streets approfondisce 52 esempi, idealmente uno a settimana, che in un anno possono condurre a scoprire i diversi modi di mettersi in movimento con i piedi, i lati positivi di questa pratica riconosciuti dalla scienza, e anche gli aspetti a cui porre attenzione per migliorare la propria esperienza di cammino.
Anche se il concetto di viaggio con lentezza è associato soprattutto ai momenti di svago o ai paesaggi naturali, non significa che ci si debba limitare a questi: per esempio, lo scrittore e architetto Gianni Biondillo in Sentieri metropolitani. Narrare il territorio con la psicogeografia (Bollati Boringhieri) descrive un modo di attraversare la città, utilizzato in passato anche dalle avanguardie artistiche, in cui il corpo diventa fondamentale per comprendere questo ambiente (ma anche per capire come cambiarlo). L’autore torna a confrontarsi con la complessità delle metropoli dopo Lessico metropolitano (Guanda), in cui aveva approfondito le contraddizioni e le problematiche dei paesaggi urbani, e dopo libri come Metropoli per principianti e, soprattutto, Tangenziali – Due viandanti a bordo della città, scritto con Michele Monina (entrambi, editi Guanda).
Tra queste problematiche troviamo anche il modo in cui le città contemporanee si sono sviluppate, creando un’organizzazione dello spazio che richiede l’utilizzo dei mezzi per riuscire a viverle: per questo si parla sempre di più del concetto di “città dei 15 minuti”, in cui idealmente ogni abitante possa raggiungere i luoghi essenziali in questo arco di tempo. Una panoramica su come realizzarle e su come alcune città si stiano già muovendo in questa direzione si può avere leggendo Abitare la prossimità. Idee per la città dei 15 minuti di Ezio Manzini (EGEA), in cui scopriamo le comodità di una città a misura di essere umano e non a misura di automobile, in cui anche le relazioni e le comunità locali ne guadagnano.
In questa idea di città a venire limitato sarebbe prima di tutto l’utilizzo dell’automobile, che da innovazione rivoluzionaria si è trasformata in un mezzo di comodità sulla quale i centri urbani si sono riorganizzati, limitando lo spazio da poter dedicare ad altre funzioni. In Contro l’automobile (Eris) il giornalista Andrea Coccia narra come l’auto abbia trasformato la vita dell’essere umano in modo radicale, cambiando la geografia dei luoghi abitati, le infrastrutture, ma anche le abitudini di vita e di spesa, tanto da far sembrare un mondo senza automobile un’utopia irraggiungibile. Coccia però fornisce anche strumenti di resistenza a questo modello, al fine di poter sviluppare sia nella sfera personale che in quella collettiva una mobilità più sostenibile.
Quando si parla dei trasporti si tende a focalizzarsi soprattutto sugli spostamenti su terra, ma la filosofia del viaggiare con lentezza non si limita a questo ambiente. Lo raccontano testi come La leggerezza del kayak (Ediciclo) di Emilio Rigatti, cicloviaggiatore e già narratore di viaggi su due ruote, che racconta la bellezza dell’attraversare paesaggi marini con questo mezzo, che richiede allenamento e attenzione, e con il quale si può scegliere di “andar per acqua” con lentezza e silenzio.
Infine, nei casi in cui non è possibile muoversi con queste tipologie di mezzi di trasporto, viene in aiuto il treno, considerato una delle opzioni meno impattanti sull’ambiente rispetto alle sue alternative. Per J. Andersson permette di perdersi nella storia di questo mezzo affascinante nel suo libro Storia meravigliosa dei viaggi in treno (UTET). Se infatti oggi viaggiare in treno può sembrare un modo di muoversi che ci ricollega con il passato, ci sono stati diversi tempi e luoghi in cui questo mezzo di trasporto ha rappresentato una proiezione dell’uomo verso il futuro. Il treno inoltre, spiega Andersson, in alcuni casi è ancora capace di conservare lo spirito del viaggiare con lentezza, permettendo per esempio di osservare con meraviglia i paesaggi che cambiano al di fuori del finestrino.
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Fonte: www.illibraio.it