Il significato di Tutankhamon

di Redazione | 07.07.2022

Il significato di Tutankhamon Qual è il significato di Tutankhamon per il Novecento? Christina Riggs, docente di History of Visual Culture a Durham, ne parla al Museo Egizio il 12 luglio e per l’occasione scrive questa breve introduzione all’evento. Christina Riggs sarà ospite del Museo in dialogo con il Direttore Christian Greco il 12 luglio […]


Il significato di Tutankhamon

Qual è il significato di Tutankhamon per il Novecento? Christina Riggs, docente di History of Visual Culture a Durham, ne parla al Museo Egizio il 12 luglio e per l’occasione scrive questa breve introduzione all’evento.

Christina Riggs sarà ospite del Museo in dialogo con il Direttore Christian Greco il 12 luglio alle ore 18.

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming anche sui canali social del Museo, facebook e youtube e sul canale facebook del Libraio

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cover vedo cose meravigliose_come la tomba di tutankhamon ha plasmato cento anni di storia

© 2022 Christina Riggs

Il nome di Tutankhamon gode di fama mondiale, grazie alla scoperta del suo sepolcro nel Novembre 1922. Avvicinandosi il centenario di quella scoperta a me sembra il momento giusto per chiederci come e perché questo faraone – che fino ad allora era quasi sconosciuto – sia diventato così famoso, e cosa significhino la sua tomba e i suoi tesori al giorno d’oggi.

Ho scritto questo libro nella speranza che oggi, a cento anni di distanza, sia possibile raccontare una storia più approfondita e diversa da quella solitamente collegata al cosiddetto Re-bambino e alle sue “cose meravigliose”. Ho voluto portare a un pubblico più ampio una ricerca nuova e originale, che ponga la famosa scoperta nel suo contesto storico e politico, e che segua i percorsi degli oggetti, della tomba, e del corpo di Tutankhamon durante l’intero secolo successivo. È stato un secolo in cui Tutankhamon ha superato l’importanza che ebbe nell’antichità (che comunque fu piuttosto modesta), diventando invece un simbolo di potere, una risorsa della diplomazia e dell’industria culturale, e una miniera d’oro. Io dico sempre che Tutankhamon ha fatto molto di più nel nostro mondo di quanto abbia mai fatto nel suo.

La storia ufficiale di Tutankhamon è una storia di eroismo, perseveranza, e trionfo da parte dell’archeologo inglese Howard Carter e del suo mecenate, il conte di Carnarvon. È una storia in cui la morte e i morti non c’entrano, tranne che per lo stesso Carnarvon, il quale morì al Cairo alcune settimane dopo l’apertura della sala funeraria della tomba, nell’aprile 1923. Ed è una storia che finisce allora, come se lo scavo fosse terminato dopo pochi mesi, e come se Tutankhamon e le cose meravigliose nascoste nella sua tomba non avessero seguito altre traiettorie – traiettorie che le hanno portate in giro per il mondo, dagli anni ‘60 in poi, per rimanere per sempre nell’immaginario collettivo.
Certamente sono rimaste nella mia immaginazione, e in questo libro parlo anche della mia formazione come egittologa, e della mia carriera, scelta grazie a un incontro con Tutankhamon alla scuola elementare. Ho scritto questa storia non per mettermi al centro – anzi, come tanti autori, preferisco rimanere sullo sfondo. Nel libro scrivo di me stessa per due ragioni, in primis, per dare ai lettori un’idea dell’egittologia come di una disciplina e un lavoro. La seconda ragione è per parlare delle “assenze” e degli “assenti” nella storia di questa scoperta famosissima. Era una tomba, un sepolcro in cui si trovavano tre corpi, cioè tre morti. Mi ricordo bene che, all’università, studiando l’archeologia, ho imparato la frase ‘incidenti di sopravvivenza’, perché l’archeologia dipende da quegli incidenti. Studia ciò che dura nel presente. Come possiamo affrontare, o persino concepire, tutto quello che è sparito, e tutte le persone che sono scomparse? Dov’è la cura sia per i sopravvissuti che per i perduti?

Torno al contesto storico e politico della scoperta della tomba di Tutankhamon. Innanzitutto, dobbiamo ricordare che l’archeologia è stata ed è ancora, sempre, politica. Il ruolo dei diversi egiziani nello scavo, come anche nella promozione e nella cura della tomba e degli oggetti, è stato ignorato e quasi cancellato nei racconti della scoperta, negli anni ‘20, e lo è ancora oggi. Anche il ruolo delle donne – specialmente in Francia, Inghilterra e America, ma anche in Egitto – è stato sottovalutato e, scrivendo questo libro, ho voluto portare alla luce le storie di queste donne, così come le storie di alcuni archeologi e curatori di nazionalità egiziana.
In questo centenario dalla scoperta, si parlerà molto di Tutankhamon, della sua tomba e dei suoi tesori, e naturalmente di Howard Carter, il protagonista di quest’avventura classica. Sembra forse ovvio parlare così, e raccontare una versione della storia che ci è comoda, facile, e conosciuta come una leggenda metropolitana. Con questo libro, però, spero di offrire ai lettori una storia altrettanto accattivante, una storia che rivela l’intreccio tra passato e presente, tra il cosiddetto Occidente e l’Oriente, e tra i vivi e i morti. Lo splendore delle cose meravigliose non deve occultare le radici coloniali della disuguaglianza globale o la svalutazione della vita umana di fronte allo scintillio dell’oro. Vediamo cose meravigliose? Sì, ed è sempre un privilegio vedere e apprezzare la bellezza di questo mondo. Però, la vera meraviglia sarebbe comprendere la storia di Tutankhamon in un modo più preciso, umile, e onesto per poter plasmare un futuro migliore per il prossimo secolo.