A proposito di certi mostri (e della fascinazione per l’insolito) – di Ade Zeno

di | 12.02.2024

"Raccontare storie, in fondo, significa soprattutto mettersi alla ricerca di nuove chiavi per osservarsi". Parte da questa esigenza di nuove prospettive Ade Zeno - autore che con "L’incanto del pesce luna" ha ottenuto il Premio Selezione Campiello 2020 - per introdurre "I santi mostri", il suo nuovo romanzo, in cui una compagnia di artisti deformi incanta i palcoscenici della Germania. Un'interesse per la mostruosità che ha un'origine ben precisa: "Negli anni mi è capitato spesso di riflettere sulla mia fascinazione per l’insolito, il mostruoso: una malia che mi accompagna fin dall’infanzia, forse originata (ormai l’ho accettato) dal dialogo oscuro che intrattengo col mio corpo..."


Negli anni mi è capitato spesso di riflettere sulla mia fascinazione per l’insolito, il mostruoso: una malia che mi accompagna fin dall’infanzia, forse originata (ormai l’ho accettato) dal dialogo oscuro che intrattengo col mio corpo. Confesso di averne sempre avuto vergogna, e ancora oggi patisco con eccessiva apprensione l’idea di doverlo esibire. Ingombrante, goffo, inadatto a qualsiasi esercizio atletico, il guscio che mi accompagna giorno e notte sembra rassegnato a soccombere contro i più infantili tentativi di nascondimento (l’hanno imparato a proprie spese i miei sventurati coinquilini, costretti – fra le altre crudeltà – a risiedere in appartamenti privi di specchiere). Ha però compreso come vendicarsi di tanta ingratitudine: alimentando ulteriori inciampi, nuove insicurezze, cosicché al tarlo della bruttezza si aggiunge anche l’ansia di non saper stare al mondo. Deve essere per questo, immagino, che mi sento fuori posto in qualunque contesto sociale, persuaso di apparire agli sguardi altrui come un ridicolo Dumbo agghindato da pagliaccio. Trovo questo involucro sgradevole nel complesso, ma provo particolare ribrezzo verso le mani, che sfoggiano ai miei occhi deformità davvero insopportabili.

Non si sa da dove arrivino le idee che talvolta conducono al desiderio di raccontare una storia. Saperlo, in fondo, conta poco, dopotutto gli inneschi narrativi non vanno giustificati: sono liberi, autonomi, e possono perdersi nel completo anonimato. Nel caso di questo romanzo, tuttavia, percepisco qualcosa di diverso. Intanto perché ho impiegato undici anni per terminarlo – un tempo abbastanza vasto da alimentare l’alchimia della confidenza fraterna; e poi perché, tra una riscrittura e l’altra, mi pare ormai istintivo riconoscere nelle sue atmosfere e nei suoi protagonisti troppi tratti inequivocabilmente miei.

Mi piace considerarlo un libro d’avventura, di amicizia, di follia, e nel contesto teratomorfo ho inteso ragionare sul contrasto fra la mostruosità fisica dei reietti girovaghi e quella morale di un potere sempre pronto a schiacciare i più deboli. Ma voler bene a Gebke, Jörg, Andris e a tutti gli artisti della compagnia a cui ho affidato destini tanto tristi per me significa anche vedere in loro l’essenza di un’estetica che cerca linfa nel grottesco, nei cortocircuiti fra verità e finzione, e soprattutto nella miseria e nella polvere del teatro di strada. Fellinescamente strampalati, portano le stigmate di una straordinarietà indiscutibilmente umana. Sono sperduti come i seguaci di Peter Pan, ma non hanno a disposizione superpoteri o velieri pronti a prendere il volo; quanto ai buffoneschi pirati che perseguitano i bambini di J.M. Barrie, appaiono molto più rassicuranti rispetto alle sciagure affrontate dai Santi Mostri, come l’ascesa al potere di Hitler, lo scoppio della Seconda guerra mondiale, e naturalmente il programma Aktion T4, criminoso piano nazista finalizzato allo sterminio delle «vite indegne di essere vissute». Certo, a differenza di me questi strani ragazzi hanno imparato a gestire la diversità mutandola in qualcosa di bello per resistere a sé stessi e al mondo, ma se è vero che le innumerevoli virtù della letteratura comprendono il potere di sovvertire gli assi della cosiddetta realtà, forse anch’io dovrei coltivare la speranza di uscirne senza le ossa rotte.

Quando, nel lontano 2014 il dattiloscritto venne inviato a una decina editori (un insuccesso: lo rifiutarono tutti), non potevo sapere avrebbe comunque continuato a viaggiare, e se nello stesso periodo non se ne fosse interessato Leonardo G. Luccone di Oblique Studio – oggi mio agente e prezioso amico – nessuno mi avrebbe convinto a lasciarlo riposare in attesa che le idee per perfezionarlo (e per immaginarne il seguito, su cui sto già lavorando) si facessero avanti. I giochi del caso, poi, hanno fatto sì che il libro uscisse esattamente cent’anni dopo gli eventi narrati nei primi capitoli, e non nascondo di avvertire un certo smarrimento di fronte a questa coincidenza. Stupisce meno che le cronache dei nostri giorni raccontino ancora orrori fin troppo simili a quelli subiti dai miei amici circensi – l’ignominia dei bombardamenti, ad esempio, o il dilagare dei più abietti nazionalismi – ma sono convinto che parlare di mostri passati possa ancora aiutarci a scorgere gli sgorbi che siamo diventati.

Raccontare storie, in fondo, significa soprattutto mettersi alla ricerca di nuove chiavi per osservarsi. A volte basta iniziare dalle proprie mani.

I santi mostri di Ade Zeno, libri da leggere 2024

L’AUTOREAde Zeno è nato a Torino nel 1979. Ha esordito nel 2009 con il romanzo Argomenti per l’inferno, finalista al Premio Tondelli, cui è seguito, nel 2015, L’angelo esposto. Con L’incanto del pesce luna ha ottenuto il Premio Selezione Campiello 2020.

Ora torna in libreria, per Bollati Boringhieri, con I santi mostri.

Tutto ha inizio in una sera estiva del 1924, quando lo scimmiesco Jörg Brandt esce di casa senza dire niente a nessuno portando con sé due grosse valigie e un cuore pieno di formiche rosse. Al suo fianco Gebke Bauer, il “ragazzo dalle dodici dita”, fraterno complice nella formidabile impresa dei Santi Mostri, una compagnia di artisti deformi destinata, nel ventennio successivo, a incantare i palcoscenici dell’intera Germania. L’uomo piovra, la donna dal doppio sorriso, l’acromegalico gigante Nikolaus, il giovane Polifemo, sono solo alcuni dei protagonisti che seguiranno Jörg e Gebke in un lungo viaggio fatto di trionfi, cadute, e incontri straordinari.

Dai primi spettacoli sotto il fatiscente tendone del Circo Vogt, ai vagabondaggi a bordo di un buffo veicolo chiamato Geraldine, sfileranno insieme, con infantile allegria, ai margini di eventi molto più grandi e spaventosi di loro: l’ascesa al potere di Hitler, le leggi razziali, lo scoppio della Seconda guerra mondiale, ma soprattutto il programma Aktion T4, criminoso piano nazista finalizzato allo sterminio delle «vite indegne di essere vissute». In un mondo sprofondato nelle tenebre e sempre più incapace di riconoscere la bellezza nella diversità, armati della sola arte i Santi Mostri si troveranno così a condividere il tragico destino dei reietti in fuga.

Per Zeno un romanzo avventuroso e malinconico, in bilico fra realtà e meraviglia, che attraverso il linguaggio della fiaba grottesca rivisita la figura del freak per parlare ancora una volta del mostro che vive in ciascuno di noi.

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Fonte: www.illibraio.it