E l’uomo creò l’uomo, ma due donne crearono crispr

di Redazione | 21.06.2021

A un anno dal conferimento del Premio Nobel a Jennifer Doudna ed Emanuelle Charpentier per la rivoluzionaria tecnica dei CRISPR, Anna Meldolesi, che nel 2017 pubblicò questo saggio divulgativo sulla incredibile innovazione, fa il punto sulla sua evoluzione. Insieme a lei scopriamo cose interessanti, alcune ampiamente previste, su questa frontiera della genetica e della medicina […]


A un anno dal conferimento del Premio Nobel a Jennifer Doudna ed Emanuelle Charpentier per la rivoluzionaria tecnica dei CRISPR, Anna Meldolesi, che nel 2017 pubblicò questo saggio divulgativo sulla incredibile innovazione, fa il punto sulla sua evoluzione.

Insieme a lei scopriamo cose interessanti, alcune ampiamente previste, su questa frontiera della genetica e della medicina che fino a qualche anno fa non potevamo nemmeno immaginare.

Pubblichiamo qui la prefazione alla nuova edizione di E l’uomo creò l’uomo

cover E l'uomo creò l'uomo



di Anna Meldolesi

@Bollati Boringhieri 2021

Nei quattro anni trascorsi dalla prima edizione di questo libro, la previsione contenuta nel titolo è diventata realtà: sono venuti al mondo i primi esseri umani geneticamente modificati prima di nascere.
L’uomo ha «creato» l’uomo, e forse non tutti si sono resi pienamente conto di quanto sia rilevante questo spartiacque simbolico nella storia dell’umanità. Molti specialisti si aspettavano che sarebbe successo in Cina ed è andata effettivamente così.
Ma nessuno avrebbe voluto che accadesse in questo modo: con uno scandalo, subito coperto da una cortina di segretezza, che ci ha lasciato con pochissimi dati e troppi punti interrogativi.
Rievocare reminiscenze bibliche per parlare delle frontiere delle scienze della vita è un’affermata tradizione editoriale. Gli scienziati artefici di alcune delle più grandi accelerazioni nel campo della biologia, ad esempio, hanno scritto libri intitolati The Second Creation (Ian Wilmut e Keith Campbell, i padri di Dolly), Regenesis (George Church, tra i fondatori della biologia di sintesi), A Crack in Creation (Jennifer Doudna, co-inventrice di crispr).
Lo stesso gioco di rimandi può essere fatto per mezzo delle immagini anziché con le parole, ad esempio adattando e rielaborando il celebre affresco michelangiolesco della Cappella Sistina.
Per celebrare l’era dell’editing genomico, in particolare, Adamo è stato rappresentato nell’atto di afferrare un paio di forbici molecolari dalle mani di Dio.
L’uomo ha creato l’uomo, dunque. Ma nel frattempo crispr ha creato una varietà di altre cose: trattamenti sperimentali per gravi malattie, test diagnostici rapidi, piante con tratti utili ad affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e tante, tantissime nuove conoscenze.
Il primo prodotto arrivato sul mercato che rivendica orgogliosamente un nesso con l’editing genomico è una birra fermentata con lieviti geneticamente corretti, commercializzata negli Stati Uniti con il nome crispr in lattine abbellite da ghirigori a doppia elica. Se ci concentriamo troppo sullo sciagurato esperimento eseguito per «riprogrammare» l’uomo, rischiamo di dimenticare che la stessa tecnologia ha il potenziale e l’ambizione di contribuire a «migliorare» il mondo.
Ma attenzione alle trappole retoriche, è facile esagerare con le citazioni suggestive e con l’enfasi.
Un ammonimento in questo senso è arrivato dalla tempesta di tweet che hanno accolto la copertina di una nota rivista di divulgazione, colpevole di eccesso di entusiasmo.
«No hunger. No pollution. No disease. And the end of life as we know it». Ovvero zero fame, zero inquinamento, zero malattie, e la fine della vita come la conosciamo.

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[per approfondire, fonte (c) Wired international: visita il sito ufficiale ]

Basta un pizzico di buonsenso per capire che nessuna tecnica potrà mai compiere da sola tanti miracoli tutti insieme, nemmeno crispr.
Ma anziché arrabbiarsi gli specialisti dell’editing hanno preferito scherzarci sopra, facendo a gara per inventare altre improbabili imprese e attribuirne il merito a crispr.
Cose come: la materia oscura dell’universo è fatta di crispr;
crispr è divisibile per zero;
è stata crispr a scoprire Jennifer Doudna, non viceversa.

[fonte Twitter]

Ne è nato un fenomeno di folklore digitale che è stato analizzato da un’antropologa culturale su una rivista accademica (se siete curiosi di ripescare questo materiale, usate l’hashtag #crisprfacts).
Lasciamo perdere, dunque, la variante «E l’uomo creò il mondo». Volendo chiosare il titolo di questo libro, potremmo completarlo idealmente con una proposizione avversativa.

«E l’uomo creò l’uomo. Ma due donne crearono crispr».

In effetti i pionieri che hanno contribuito a scoprire il sistema crispr nei microrganismi, e poi a riadattarlo agli organismi superiori, sono molti, ma il passaggio cruciale è stato merito di due scienziate.
La statunitense Jennifer Doudna e la francese Emmanuelle Charpentier, giustamente onorate con il Nobel per la chimica 2020 (evviva!).
Ormai accade spesso che la chimica premiata a Stoccolma sia biochimica, anzi proprio biotecnologie. La biologia può andare fiera del fatto di essere la disciplina scientifica in cui le donne hanno saputo farsi più spazio. Non stupisce che l’album di famiglia di crispr sia popolato di volti femminili, anche per quanto riguarda le varianti più evolute della tecnica. Donna è anche la prima coraggiosa paziente trattata con crispr, che ha deciso di rendere pubblica la propria esperienza di «combattente» contro l’anemia falciforme.
Per vederla e conoscerla almeno un po’ basta googlare il suo nome – Victoria Gray – e aggiungere la sigla della tecnica o un riferimento alla sua malattia, al fine di evitare le omonimie.
Non esistono, invece, foto pubbliche di Lulu e Nana, le due bambine cinesi geneticamente editate prima di nascere, e per la loro privacy è meglio così. Lo scandalo cinese, la consacrazione del Nobel, l’arrivo di nuove varianti di crispr e i risultati scientifici più eclatanti degli ultimi anni sono storie che ho seguito nella mia attività di giornalista.
Nel blog CRISPeR Mania, ma anche sul «Corriere della sera», su «Le Scienze» e su «Osservatorio Terapie Avanzate» (senza queste testate, e senza il loro interesse per crispr, non avrei potuto dedicarmi in modo continuativo a quella che mi piace chiamare «crispologia»).
In questi ultimi anni ho visto crispr uscire dalla nicchia dei biotecnologi e approdare su schermi piccoli e grandi, con le prime serie dedicate a crispr (ad esempio Biohacker su Netflix), i primi popcorn movie (Rampage – Furia animale), il primo docufilm d’autore (Human Nature di Adam Bolt). Dopo aver riflettuto tanto su questa tecnica ho avuto la fortuna di provare a usarla in laboratorio, partecipando al corso teorico-pratico di editing genomico della Società italiana di genetica agraria. Tutte queste notizie aspettavano di essere sistematizzate in un libro. Tutte queste esperienze meritavano di contagiare il mio racconto. Per questo è nata la nuova edizione aggiornata e accresciuta.
L’ultimo capitolo, in particolare, è dedicato alle novità e alle tendenze in atto nel vorticoso mondo dell’editing. Buona lettura!