La meritata riscoperta di Lucia Berlin, la donna che scriveva grandi racconti

di Redazione Il Libraio | 31.12.2016

"La donna che scriveva racconti" di Lucia Berlin è il libro dell'anno per Repubblica, dopo aver conquistato tante autrici italiane (tra cui Caterina Bonvicini, Valeria Parrella, Elena Stancanelli e Concita De Gregorio). Eppure, quando morì in California nel 2004, in pochissimi ricordarono questa scrittrice dall'esistenza tormentata. Oggi, finalmente, la sua opera è oggetto di una meritata riscoperta, partita negli Usa e proseguita in Italia


Quandò morì in California, in una roulotte, in pochissimi la ricordarono. Oltre dieci anni dopo, invece, Lucia Berlin (1936-2004) è oggetto di una meritata riscoperta, partita negli Usa, grazie alla prestigiosa Farrar, Straus and Giroux, e proseguita in Italia, con la pubblicazione da parte di Bollati Boringhieri della raccolta La donna che scriveva racconti (traduzione di Federica Aceto), appena votato dalla giuria dei critici di Repubblica come “libro dell’anno.

Oggi la critica la accosta a Raymond Carver, Grace Paley, Alice Munro, William Carlos, Williams e Don Delillo, ma la vita di Lucia Berlin è stata difficile, tormentata dalla scoliosi e dalle sue conseguenze, da matrimoni sfortunati, dalla povertà, e dai lavori tipici degli americani senza radici: eppure, le esperienze di centralinista, domestica, insegnante precaria o infermiera, e di madre single, forniranno alla donna che scriveva racconti un materiale prezioso e vastissimo per la sua opera letteraria.

Come abbiamo raccontato, Lucia Berlin basò molti dei suoi racconti su fatti reali della sua vita. Interprete d’eccezione di un genere spesso definito “auto-fiction” o “self-fiction”, ha continuamente rimodellato e reinventato la sua storia personale e famigliare dentro il suo universo narrativo. Lei stessa definisce la sua narrativa “una trasformazione, non una distorsione della realtà”.

Le pubblicazioni delle sue raccolte di racconti rimasero a lungo confinate nel mondo della piccola e media editoria (Turtle Island e Poltroon), anche se con il volume di racconti Homesick vinse l’American Book Award nel 1991 e il valore del suo lavoro venne riconosciuto e sostenuto da scrittori come Lydia Davis e Saul Bellow, che ospitò nella sua rivista The Noble Savage il suo racconto d’esordio. Fu Paul Metcalf a definire la scrittura della Berlin – in una recensione alla sua raccolta di racconti Safe and Sound – “il segreto meglio custodito d’America”


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L’uscita italiana del libro ha subito avuto ottimi riscontri critici, e anche i lettori hanno dimostrato di apprezzare i racconti di Lucia Berlin, di cui Concita De Gregorio su Repubblica ha scritto: “(…) Ha vissuto una vita piena di sporcizia confusione e dolore, una vita piena di vita, e di tanta bellezza obliqua e di luce. Sta tutta dietro i suoi racconti, la sua vita. Non davanti: dietro. Quando leggi i racconti non c’è quasi niente che somigli davvero a quello che ti capita nei giorni, ma tutto invece un po’ ne parla. Scrive dagli angoli delle cose, e gli angoli – ovunque nel tempo – sono sempre così”.

Un’altra scrittrice, Elena Stancanelli, a proposito della raccolta della Berlin, su D ha parlato di “un libro sontuoso, stracolmo di meraviglie”, aggiungendo che “vale la pena tenerlo vicino al comodino e leggerlo lentamente, una storia ogni tanto. Centellinarlo, come una cosa buonissima. È una raccolta di storie, La donna che scriveva racconti, ma è soprattutto il romanzo di un’esistenza, con tutte le sue sfumature, le battaglie vinte e perse. Quasi sempre poeticamente perse, ma è proprio questa la potenza della scrittura di Lucia Berlin…”.

Ancora una scrittrice, Caterina Bonvicini, nei mesi scorsi ha lanciato un “appello” sui social, #LeggiamoTuttiBerlin, chiedendosi, sul Fatto Quotidiano: “Come potevamo non conoscere Lucia Berlin? Una scrittrice di racconti immensa, che viaggia alle altezze di Raymond Carver, proprio a quel livello lì (e gli somiglia, in versione femminile)”. E aggiungendo: “(…) Con uno sguardo umano simile a quello di Čechov, Lucia Berlin sa dare dignità a qualsiasi personaggio, soprattutto a chi la perde…”.

A conferma dell’attenzione di tante autrici italiane per questo libro, nel luglio scorso, a Roma, il Festival delle Letterature ha ospitato un reading dedicato alla “donna che scriveva racconti”, a cui hanno partecipato scrittrici come Simona Vinci, Teresa Ciabatti, Valeria Parrella e la stessa Bonvicini, che molto si è spesa per portare l’attenzione del pubblico italiano su quest’autrice.


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Fonte: www.illibraio.it